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La Poesia Venezuelana canta il Venezuela libero e democratico

La Poesia Venezuelana canta il Venezuela libero e democratico. Con i i suoi tre Poeti Armando Rojas Guardia, José Pulido ed Hebe Munoz.

Un incontro interamente dedicato alla tragedia del Popolo venezuelano. Afflitto da decenni da una dittatura sempre più asfissiante.

La Poesia Venezuelana canta il Venezuela libero e democratico

All’interno del Palazzo Ducale di Genova, nella Sala del Minor Consiglio. Utilizzata in passato per le riunioni del Senato e delle massime magistrature della Repubblica di Genova. Nel Festival Internazionale di Poesia di Genova. Qui si è levato un unico, accorato, appassionato grido di pace e di denuncia. Venezuela libero e democratico.

Un coro, quello di Rojas Guardia, Pulido e Munoz. Di voci mai stonate seppure diverse per formazione e generazioni.

Un evento eccezionale realizzato grazie alla sensibilità umana e poetica del Direttore del Festival Internazionale di Poesia di Genova. Claudio Pozzani, anche lui Poeta. E con la regia paziente e certosina della traduttrice ed interprete venezuelana Mayela Barragán.

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Armando Rojas Guardia in Venezuela lo chiamano “El Poeta”. Fondatore del Gruppo Poetico “Trafico”. Rojas Guardia è anche saggista e coordinatore di diversi altri laboratori letterari venezuelani. E lega la sua opera al pensiero mistico latinoamericano. Docente di Letteratura alla Universidad Central de Venezuela e figlio della Filosofia. Rojas Guardia è una delle voci fondamentali della poetica venezuelana contemporanea. Oltre che Membro Onorario del Movimento Poetico di Maracaibo. E Membro dell’Accademia della Lingua Venezuelana.

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José Pulido, poeta, narratore, giornalista e critico. Ha riparato in Italia per il suo disaccordo con il regime dittatoriale venezuelano. Dopo aver collaborato con numerosi quotidiani e riviste, anche come corrispondente di guerra. Ha fondato vari festival e rassegne culturali. Oltre che pubblicato raccolte di poesie e romanzi riconosciuti a livello internazionale.

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Ed Hebe Munoz, professoressa di Lingue e poeta. Nata e vissuta in Venezuela ed ora in Italia, di cui è cittadina. All’attivo di Munoz, oltre diversi Premi Letterari, due libri di poesie in distribuzione Feltrinelli ed Amazon: PEGASA ed ESCUDEROS. Entrambi bilingue, in Italiano e Spagnolo. Il suo libro ESCUDEROS de la Libertad, appena pubblicato, è dedicato ai giovani uccisi, arrestati e torturati nel 2017 in Venezuela. Solo per essere scesi per le strade per protestare con scudi di cartone colorati. A difesa del Popolo venezuelano. Portato alla fame e alla negazione di ogni diritto civile e sociale dalla dittatura di Maduro.

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Hanno commosso, anche loro commossi, tutti e tre i Poeti.

Armando Rojas Guardia ha recitato appassionatamente e a memoria il suo poema Patria. Una dedica d’anima al suo Paese. Alla “ostinazione ombrosa” della sua forza e allo “straccio contumace” della sua bandiera. Quasi a sottolineare il duplice aspetto della voglia di libertà e della sottomissione (in alcuni casi complicità) con una “patina assurda di grandezza”, suo “orrore” ed “incubo”. Una scossa al Popolo, quella di Rojas Guardia. Un Popolo preso dalla “difficoltà di sorridersi alzando le spalle, svogliato” mentre dice a sè stesso “con flemma, con tenerezza, domani forse.” E “chissà domani” ha recitato ad alta voce in chiusa, e in lacrime, Rojas Guardia: speranza, scatto di reni, scossa al suo Popolo.

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José Pulido ha tracciato una panoramica, in vera narrazione poetica, della situazione in cui versa il Popolo venezuelano. Trama sottile l’intersecarsi continuo di una tristezza individuale e sociale mai vista prima in Venezuela. “Ci hanno iniettato nel profondo, nelle vene dell’anima, una tristezza senza precedenti” ha affermato Pulido. Tristezza di non poter fare nulla di concreto, che sia efficace, per il rispetto della dignità umana. Tristezza per un futuro oscuro, per un presente massacrante. Perchè massacrante per la dignità umana è mangiare dalla spazzatura, non potersi curare per malattie terribili o banali, guardarsi in cagnesco o con sospetto abbandonati alla paura. Tristezza individuale e sociale che sta diventando quasi il tratto caratteristico di un Popolo, un genoma che uccide dentro.

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E poi Hebe Munoz ha recitato versi di ESCUDEROS. Da quelli dedicati ai bambini morti per denutrizione a quelli in onore di eroi come Oscar Perez. Trucidato a sangue freddo appena arresosi ai Corpi Speciali armati di Maduro, con tutti i civili che voleva proteggere. Non tanto tempo fa: solo lo scorso anno. Tutti uccisi online, in diretta social network. Ed i versi dedicati a chi ancora è arrestato, perseguitato, torturato. Come Antonio Ledezma, Sindaco di Caracas rocambolescamente fuggito dal carcere. Ed ora in esilio ad organizzare la Diaspora Venezuelana. Autore, Ledezma, della Prefazione del libro ESCUDEROS di Hebe Munoz.

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E nel silenzio della sala gremita ha fatto eco una tromba. Da un filmato proiettato in sala, un altro Oscar Perez, Medero, ha suonato il corno di richiamo degli Escuderos. Ricordando, tra immagini vere, i suoi figli e le loro discese in strada con scudi colorati di cartone. In mezzo ad una assurda pioggia di proiettili e bombe lacrimogene della Guardia Bolivariana.

Tre voci, tre vite, tre Poeti per un unico grido versato: un Venezuela libero e democratico.

Quindi ogni angolo, ogni tribuna, ogni pulpito è occasione di Vita per questo Popolo. Un Popolo che sta vivendo ora l’imponente battage mediatico del regime. Dopo le ultime elezioni presidenziali truccate che hanno visto di nuovo Maduro in sella al potere. Un battage che mira a confondere. A creare confusione tra i Venezuelani e nel Mondo intero. Perchè la confusione è la madre della resa all’indifferenza a alla rassegnazione. Ma no, i Venezuelani non si arrendono. Quel “Chissà domani” di Armando Rojas Guardia è la certezza che questo è un Popolo che, come dice Munoz, “nelle vene ha sangue buono”.

 

Francesco Nigri

 

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